martedì 2 giugno 2015

Mery per sempre (1989) - di Marco Risi con Michele Placido, Claudio Amendola, Francesco Benigno, Tony Sperandeo.

Con questo film, Marco Risi inaugurò la nascita di una nuova attenzione del cinema italiano verso il realismo di denuncia.

"Mery per sempre" è un duro ritratto della vita all'interno del riformatorio minorile "Malaspina" di Palermo. Una spietata e cruenta fotografia delle condizioni di vita, del clima di sopraffazione dove vive la legge del più forte, delle tormentate vite di ragazzi la cui fanciullezza è stata stroncata da una vita che li ha resi già disillusi e naturalmente propensi alla violenza e alla delinquenza.

In questo contesto trova sua naturale collocazione la figura del professor Terzi (Michele Placido) che accetta un ruolo apparentemente degradante per un insegnante: non per lui, che vuole percepire di persona la degradazione ambientale dell' "università della violenza". Ma non solo egli troverà tutte le conferme che si aspettava: capirà che gli agenti di custodia, servitori dello Stato incaricati di reprimere la violenza, saranno proprio coloro che,come prassi quotidiana commetteranno analoga violenza verso i ragazzi che dovrebbero riabilitare.
Una scena del film all'interno dell'Istituto: in primo piano Tony Sperandeo.
Quella del professor Terzi è quindi la figura chiave attorno alla quale ruoteranno le vicende dei ragazzi e dell'istituto. Con il carattere intenso e viscerale proprio del Michele Placido entrato nel cuore degli italiani ne "La Piovra" nelle vesti del commissario Cattani, con una recitazione capace anche di toni dimessi, la sua sarà una lotta disperata e apparentemente senza speranza nel tentativo di risvegliare le coscienze dei ragazzi che hanno ormai interiorizzato la mentalità mafiosa con il fatalismo di chi sa che ogni altra strada nella vita gli è preclusa.

Rozzi, incolti, depravati, irrispettosi e violenti; cicatrici, sguardi spenti e vestiti miseri: tutti subordinati a Natale (Francesco Benigno), il "maschio dominante" dei minorenni e colui che materializzerà brutalmente la violenza e il crudo modo di essere davanti al professor Terzi il "democratico". Questo confronto ravvicinato tra educatore e vita perduta si materializza in questo drammatico colloquio:

Prof. Terzi (rivolto alla classe e con la mano poggiata sulla cartina della Sicilia):
"Questa è terra vostra...ed è anche terra mia....un'isola così bella....gli antichi dicevano che qui il sole aveva la sua casa. Ed era anche una terra ricca di foreste, di fiumi, di.....Antonio, tu li conosci i fiumi della Sicilia? Puoi venire qui? Dai, leggi ad alta voce".

Antonio legge dalla cartina i fiumi della Sicilia: Alcantara, Simeto, Anapo.....nel frattempo Terzi si siede sopra la scrivania, al suo fianco Natale che inizia a pasticciargli le braccia con un pennarello.

"Perché ti sei fermato? Vai avanti, Antonio...."

Natale continua a pasticciare le braccia di Terzi che lo lascia fare, e nel frattempo si rivolge a Mery:

"Mery...hai sentito quello che ha detto Antonio? Allora, secondo te la Sicilia è una terra ricca di fiumi?". Mery annuisce..."si, è ricca...".

Prof. Terzi, con Natale che in piedi inizia a pasticciargli il collo e l'altro braccio:
"Lo era...tanti anni fa l'uomo ha distrutto le foreste e allora l'acqua....come dire, quasi per paura si è andata a nascondere nelle viscere della Terra....e allora ci sono voluti i pozzi per tirare fuori l'acqua. E di chi sono questi pozzi?

Terzi chiede ai ragazzi dove abitano, e se da loro c'è l'acqua: nella migliore delle ipotesi, l'acqua è razionata.

In ultimo Terzi si rivolge a Natale che continua a pasticciarlo sul volto e infine sulla bocca.

"Natale, ci sta l'acqua a casa tua? Non c'è, vero...? E lo sai perché non c'è? Lo sapete perché non c'è l'acqua? Perché in Sicilia c'è la mafia. E la mafia, negli anni, attraverso l'acqua ha stabilito il suo dominio sulle campagne. E in nome dell'acqua ha ricattato, ha derubato, ha ucciso contadini, pastori, povera gente. I vostri padri. I vostri nonni. E poi sapete cosa ha fatto? Ha riempito quest'isola di cemento, ci ha costruito dei quartieri senza alberi, dei quartieri per voi. Il CEP, lo Zenno, Borgonuovo....ma quel che è peggio, vi ha modificato qui dentro, nella testa....ecco perché tu adesso trovi giusto che Claudio sia punito...ecco perché ti credi più forte di me....ecco perché credi facendo questo di umiliarmi davanti ai tuoi compagni....(Terzi afferra la mano di Natale che brandisce il pennarello)....ma tu non sei più forte di me...no....tu lo sai cosa sei? Tu sei soltanto più vigliacco....perché ci vuole più coraggio ad essere un sette carati con un padre ammazzato ed un fratello in prigione che essere uno come te."

(Terzi esce dall'aula. Silenzio. Natale scosso e a capo chino).


La sincera attenzione che il professor Terzi dimostrerà verso i ragazzi e le loro vicende personali riuscirà a fare breccia in ognuno di loro: la morte di uno di loro, Pietro (Claudio Amendola) che cercherà il professore dal suo letto di ospedale prima di morire davanti a lui in un ultima disperata richiesta di aiuto, porterà Terzi nell'istituto nel cuore della notte, probabilmente l'unica persona capace di stare in mezzo ai ragazzi ancora più esasperati dall'inasprimento delle restrizioni nei loro confronti, e probabilmente l'unico capace di fronteggiare da solo il branco uscendone in quel momento vivo.

Film rimproverato da alcuni suoi critici per una visione a loro dire eccessivamente pessimistica della vita, ha in realtà saputo offrire uno spaccato realistico delle cosiddette "vite perdute" del profondo sud, non carnefici ma vittime di un sistema iniquo e crudele che li spinge verso l'autodistruzione.

Il film ha un sequel, Ragazzi fuori, girato l'anno successivo e che ripercorre le vite dei ragazzi una volta usciti dall'istituto.

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