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Al Pacino (Carlito Brigante). |
A Carlito mancano i soldi, ma riesce a racimolarne una parte uscendo illeso grazie alla sua astuzia da uno scontro a fuoco dove un suo giovane e ingenuo cugino che fa il corriere per lo spacco di cocaina viene ucciso. Per il resto, il suggerimento arriva da Kleinfeld; prima con i guadagni di un locale notturno da loro gestito e poi con un favore verso l'avvocato che consentirà a Carlito di saldare il debito in essere. Ma la faccenda si complicherà a seguito di un drammatico colpo di scena.
Carlito è un uomo di principi, cui la vita sembra voler dare una seconda chance. Che si rivelerà molto difficile da concretizzare: lui cerca di allontanarsi dalla strada, ma implacabilmente la strada lo ributta dentro.
Naturalmente questi sono i presupposti perfetti per proporre un genere cinematografico di crescente drammaticità come il gangster-movie, come preveggenza dell'incontro del personaggio principale con un destino fatale. Egli non si pone al pubblico come personaggio negativo, pur con un turbolento passato. Anzi, ha molti tratti similari alla "superiorità" dell'eroe nobile rispetto agli uomini comuni, e si muove in modo tanto programmatico e con modi così manierati da spingere lo spettatore a idealizzarlo e tifare per lui, auspicando in una sua vittoria nella necessaria battaglia per sfuggire ad un destino criminale.
Come dicevamo, Al Pacino e Sean Penn in stato di grazia. E come dicevamo, ad un certo momento il colpo di scena. Che legherà a doppio filo le loro vite, e che determinerà un effetto-domino nel susseguirsi degli avvenimenti, fino agli ultimi 20 minuti da antologia e densi di pathos, degna conclusione di una battaglia combattuta fino all'ultimo secondo.
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