martedì 23 settembre 2014

Brubaker (1980) - di Stuart Rosenberg con Robert Redford, Jane Alexander, Murray Hamilton, Morgan Freeman

Robert Redford interpreta Harry Brubaker
Per debellare un problema, bisogna conoscerlo a fondo. E per conoscerlo a fondo, bisogna infiltrarsi al suo interno e vedere le cose con i propri occhi.

Pensa questo Harry Brubaker, criminologo ed ex ufficiale dell’esercito, quando dopo essere stato assegnato a dirigere il "Wakefield State Prison" in Arkansas decide inizialmente di infiltrarsi come carcerato all'interno dell'istituto e assistere alla violenza come prassi quotidiana ed essere spettatore interessato dei soprusi, delle prevaricazioni di un mondo basato sulla legge del più forte e privo di ogni etica.

Rivelata la sua identità e fedele al principio che in certi casi è più facile demolire e ricostruire da zero che non revisionare un sistema iniquo, nonchè cosciente del fatto che devono esserci "un peso e una misura" nell'agire per conquistare il vero rispetto dei detenuti, Brubaker agisce da subito. Cerca di conoscere i detenuti e chi è meritevole, elimina ogni clientelismo in essere tra l'istituto e gli esterni azzerando i contratti in essere, licenzia persino un'impiegato dello stato reo di complicità con il sistema corrotto. E' una vera e propria rivoluzione, che disorienta e stupisce.

La popolazione carceraria si divide in due gruppi: coloro che accolgono favorevolmente l'onda della rivoluzione perchè si sentono, forse per la prima volta, parte di qualcosa di buono e di positivo, qualcosa che riesce a dare nuova linfa e stimoli alla loro problematica esistenza; coloro che invece sguazzavano nella corruzione e che temono che "Brubaker farà diventare questo posto una prigione", sono coloro che osteggiano il direttore riformatore.

E con il mondo esterno, le difficoltà non sono da meno. Con il solo appoggio di Lilian, la donna che lo ha imposto a capo della prigione, e contro l'ostilità dei corrotti membri del comitato della prigione che intende gestirla solamente nel segno della continuità del sistema, Brubaker è un uomo solo che abbandona la scena quando è consapevole che per restare seduto al tavolo deve ricorrere a compromessi. E' un uomo solo che non vede insieme gioco politico e verità. E' un uomo solo che non esita a mettersi di traverso con chiunque pur di non essere complice di imbrogli, menzogne e addirittura omicidi.

Nello sconforto per non riuscire a cambiare il corso degli eventi, Brubaker perde anche il sostegno di Lilian che lo aveva sempre sostenuto auspicando perlomeno un suo collaborazionismo: questo assoluto isolamento lo porta inevitabilmente all'esautorazione.

Ispirato ad una storia realmente accaduta, "Brubaker" racconta il cinema del realismo di denuncia così vicino alle idee di Redford. L'idealismo puro, la coerenza ideologica, il coraggio del vero cambiamento, il costante rifiuto di ogni ambiguità e il fare ciò che è giusto e non ciò che è conveniente o sbrigativo. Con la consapevolezza di andare verso un punto di non-ritorno, ma con la grande, grandissima gratifica finale dell’ essere riuscito a fare breccia nelle coscienze dei detenuti, di avere risvegliato in loro il senso di rispetto reciproco e verso gli altri, di avere unito tutta la parte buona all'interno di un contesto corrotto. Il suo è un addio amaro e trionfale, che conquista anche gli ultimi dubbiosi e darà loro la spinta finale per dare continuità al rinnovamento ed essere i prossimi veri riformatori e promotori di un’azione legale contro le ingiustizie e i soprusi dell’istituto.

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