domenica 8 febbraio 2015

Platoon (1986) - di Oliver Stone con Charlie Sheen, Willem Dafoe, Tom Berenger, Johnny Depp, Kevin Dillon

Il regista Oliver Stone assieme ai protagonisti di Platoon,
Charlie Sheen, Willem Dafoe e Tom Berenger,
al Festival di Cannes - 2006.
La prima puntata della trilogia dell'ex volontario Oliver Stone sul Vietnam.
Arruolato anche egli nella compagnia di fanteria Bravo che viene raccontata nel film, tornò dalla guerra decorato con un Cuore Porpora e una Star di Bronzo, ma soprattutto tornò assolutamente determinato a fare un film che raccontasse al mondo la sua storia.

Malgrado ciò, Stone dovette aspettare otto anni prima di scriverne la sceneggiatura. "Prima non ce l'avrei fatta: non avevo sufficiente distacco" spiegò. Ci vollero poi altri 10 anni per convincere gli studi cinematografici a finanziare un film su un capitolo così difficile e controverso nella storia americana.
Arnold Kopelson, il produttore, si entusiasmò al copione e non potè fare a meno di notare che, all'inizio degli anni '80, i suoi figli adolescenti confermavano che la guerra in Vietnam era l'argomento all'ordine del giorno nelle scuole: in altre parole, l'America era pronta ad analizzare e fare i conti con il proprio passato.

Cast e troupe giunsero nelle Filippine poco dopo la fuga del presidente Ferdinando Marcos e con una situazione di tensione per lo spostamento di potere e il cambio di regime. Iniziarono quindi due settimane di durissimi addestramenti per gli attori: per imparare come agire e comportarsi da "grunts". Con la preziosa assistenza di Dale Dye, un ex capitano dei marine, gli attori furono completamente sommersi nella vita di fanteria e nel modo di parlare, pensare e muoversi.

Charlie Sheen, figlio d'arte del padre Martin protagonista di Apocalypse Now, ammise che quelle furono le due settimane più lunghe della sua vita. Proprio come dei veri soldati, l'intero cast dovette superare notti pressoché insonni, in continuo stato di allerta, senza dormire mai per oltre due ore consecutive e venendo svegliati da vere esplosioni studiate per minare i nervi. Cibandosi solo di razioni confezionate, impossibilitati anche a lavarsi, arrivarono alla fine delle pellicole prostrati fisicamente e mentalmente. Questo permise agli stessi reduci che avevano visto Platoon di riconoscersi nel film.

Chris Taylor (Charlie Sheen) è un giovane americano che ha abbandonato il college e la famiglia per arruolarsi volontario per il Vietnam, trovando ingiusto che debbano essere sempre i ragazzi poveri e che vivono ai margini  a dover essere chiamati in prima linea e sacrificarsi. Questo lo avvicina maggiormente ai commilitoni che auspicano la fine della follia della guerra e il rientro a casa, capeggiati dal sergente antimilitarista Elias (Willem Dafoe), e lo fa sentire invece distante da coloro che vivono la violenza come prassi quotidiana e odiano il nemico arrogandosi il diritto di compiere qualsiasi sopruso indottrinati dallo spietato sergente maggiore Barnes (Tom Berenger).

L'esercito americano si troverà a combattere una battaglia estremamente difficile in un territorio pieno di insidie, contro un nemico spesso invisibile e che si muove con grande familiarità in un ambiente a lui congeniale. Le vittime innocenti sono i civili e i contadini, che gli americani faticano a distinguere dai soldati dell'esercito vietnamita. Il barbaro assalto al villaggio, che si ispira ad un episodio di guerra realmente accaduto, materializza tutto il cieco furore e la crudeltà. Il sergente maggiore Barnes è l'espressione massima di questo fanatismo: le cicatrici e le ferite del suo viso lasciano appena indovinare le ben più profonde ferite nell'animo. La corsa disperata del sergente Elias braccato dai Vietcong, voce della coscienza dell'intero plotone, che nell'ultimo momento protende le braccia al cielo come per aggrapparsi all'eternità e al luogo dove regna la pace, è impressa nell'immaginario collettivo. Un icona.

L'ingenuo soldato catapultato nella giungla vietnamita, passando attraverso amarissime esperienze e sconvolto dalla follia della guerra, sopravviverà e, toccato nel profondo, esprimerà questo stato d'animo al momento del rientro a casa con queste parole:

"io ora credo, guardandomi indietro, che non abbiamo combattuto contro il nemico... abbiamo combattuto contro noi stessi...e il nemico era dentro di noi. Per me adesso la guerra è finita, ma sino alla fine dei miei giorni resterà sempre con me. Come sono sicuro che ci resterà Elias, che si è battuto contro Barnes per quello che Rhah ha chiamato: il possesso della mia anima. Qualche volta mi sono sentito come il figlio di quei due padri. Ma sia quel che sia... quelli che tra noi l'hanno scampata, hanno l'obbligo di ricominciare a costruire. Insegnare agli altri ciò che sappiamo e tentare con quel che rimane delle nostre vite di cercare la bontà e un significato in questa esistenza...".



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