lunedì 6 luglio 2015

I Fiumi di Porpora (2000) - di Mathieu Kassovitz con Jean Reno, Vincent Cassel, Nadia Fares, Dominique Sanda.

"Noi siamo i padroni, noi siamo gli schiavi...siamo dovunque e in nessun luogo...siamo gli architetti dei Fiumi di Porpora"
(slogan del film)

Nelle alpi francesi, in una piccola cittadina di nome Guernon, viene rinvenuto sulla parete di un monte il cadavere di un uomo.
E' stato mutilato e torturato scientificamente, e tenuto in vita per ore con agghiacciante intenzionalità.

In parallelo, nel paese limitrofo di Sarzac viene profanata la tomba di una bambina morta dieci anni prima in un incidente stradale.

Il primo caso vede arrivare sul posto il poliziotto Pierre Niemans (Jean Reno), mentre sul secondo caso indaga il più giovane poliziotto Max Kerkerian (Vincent Cassel).


Jean Reno.
Vincent Cassel.
Ben presto le due inchieste finiscono su una strada comune che verrà percorsa da entrambi gli ispettori. La verità si scoprirà inconfessabile.....la chiave del mistero sembra essere tra i ghiacci delle Alpi.

Il film contiene molti temi di attualità in svariati tempi della storia. Clonazione ed eugenetica si mescolano con neo-nazismo e skinheads, ma nulla viene veramente approfondito. C'è una critica sociale altrettanto vagamente indirizzata, tutto questo resta solamente uno sfondo.

Se si prendono anche le figure dei due poliziotti protagonisti della storia, permane altrettanta vaghezza nella loro caratterizzazione: quando il film termina si sa di loro due e della loro personalità davvero poco di più di quanto si sapeva all'inizio. Convenzionalmente si potrebbe dire che Jean Reno è quello più esperto, meno impulsivo e più riflessivo, Vincent Cassel l'esatto contrario di tutto questo.

A noi sembra che Kassovitz si ispiri, con un risultato naturalmente non all'altezza delle intenzioni, in particolare al Seven di David Fincher, con i due poliziotti Morgan Freeman e Brad Pitt a caccia del serial killer ispirato dai sette peccati capitali.
Sono molti i punti di contatto (i due poliziotti diametralmente opposti che si trovano a lavorare insieme, il contrasto tra sacro e profano, l'efferatezza dei delitti, le atmosfere oscure, l'ambiente ostile e la diffidenza in cui i poliziotti devono muoversi, l'aguzzino che risparmia i poliziotti che lo braccano quando si trova faccia a faccia con loro, il male che resta invisibile fino alla fine) ma francamente la differenza nel risultato è notevole.

I Fiumi di Porpora non è ne brutto ne noioso, intendiamoci. Ma fallisce quando ha l'ambizione di diventare un classico del genere, soprattutto perché debolissimo nel descrivere umanamente i due protagonisti e nel fare identificare il pubblico con loro nel bene e nel male, riconoscendo nelle loro contraddizioni le proprie contraddizioni. Così come con i personaggi di Freeman e Pitt in Seven.

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