venerdì 3 giugno 2016

L'uomo bicentenario (1999) - di Chris Columbus con Robin Williams, Sam Neill, Embeth Davidtz, Oliver Platt.

Un logo del film.
Basato sull'omonimo racconto di Isaac Asimov, L'uomo bicentenario è una splendida parabola futuristica sul rapporto tra uomo e tecnologia, sulla natura umana e la sua contrapposizione con le Leggi della Robotica scritte dallo stesso Asimov con lo scopo di regolare i comportamenti dei cosiddetti robot positronici costantemente presenti nei racconti di fantasia dello scrittore e divulgatore scientifico sovietico.






In un futuro non troppo lontano, così come viene descritto, l'umanità è arrivata al punto da utilizzare
la robotica per poter delegare i lavori più gravosi e degradanti a dei robot progettati a questo scopo.
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Ma Andrew, il robot della famiglia Martin destinato alle faccende domestiche, non è come gli altri robot. Dimostra di possedere doti artistiche ed intellettuali, unite a sensibilità ed emozioni, coltivando una dolcissima amicizia con Piccola Miss, la figlia minore del signor Martin.

Andrew quindi, fin da principio inizia il suo viaggio per la scoperta di se stesso e delle proprie consapevolezze. Una volontà che prende forma e si consolida sempre più nel tempo grazie anche al tempo passato tra gli umani e le decine e decine di libri letti che formano in lui una personalità sempre più umana.

L'acquisita consapevolezza che tutte le persone a lui care sono destinate un giorno a cessare la loro vita terrena, in contrasto con il tempo infinito proprio del suo essere robot, e la conoscenza con il tecnico di robot Rupert Burns che seguendo la tradizione familiare compie degli studi per donare ai robot un aspetto esteriore e interiore sempre più umano, porterà Andrew a una sempre più forte identificazione con il genere umano, le sue debolezze, le sue fragilità e la sua natura mortale al punto da preferire il vivere una vita da umano mortale piuttosto che un'eternità da robot immortale.

Interpretato da Robin Williams in una parte perfettamente aderente alle sue caratteristiche, L'uomo bicentenario è film intenso e commovente. Adatto a tutti, grandi e piccini.

sabato 2 gennaio 2016

Cuore Sacro (2005) - di Terzan Ozpetek con Barbara Bobulova, Andrea Di Stefano, Lisa Gastoni, Massimo Poggio, Erica Blanc, Camille Dugay Comencini.

Un ritratto rappresentante il Cuore Sacro di Gesù.
Il regista turco Ferzan Ozpetek, da sempre interessato all'essenza più intima e profonda dell'animo umano e alle sue inconfessabili fragilità, racconta questo "Cuore Sacro" racchiuso nel profondo di tutti noi che abbiamo la capacità di rievocarlo.

Una manager di successo, Irene Ravelli, eredita il patrimonio di famiglia consistente in un antico palazzo che vuole utilizzare, con l'aiuto della zia confidente e socia in affari, a scopi speculativi imprenditoriali.

L'incontro di Irene con una bambina imprevedibile, misteriosa e dai metodi spicci, cambierà la vita della giovane donna. Facendole conoscere un mondo nuovo: quello dei senzatetto, dei diseredati, dei "nuovi poveri". Contro il volere della zia, Irene trasformerà l'antico palazzo di famiglia in una mensa dei poveri e intraprenderà un viaggio in se stessa che attraverso la scoperta dell'altruismo e la spoliazione delle ricchezze materiali la porterà ai confini della follia.

Il tema trattato, ovvero il rapporto tra la ricchezza borghese e la povertà popolare, è già stato ampiamente utilizzato in tante produzioni cinematografiche con diverse sfaccettature sia in chiave ironica e quasi farsesca che in chiave più impegnata. Ma certamente non con questa introspettività, non con questo aspetto così "spirituale" che trasuda quasi in ogni inquadratura, nelle scritte, nei misteriosi simboli e nelle immagini religiose presenti sulle pareti delle stanze dell'antico palazzo.

La protagonista Barbara Bobulova riempie anch'essa ogni inquadratura con quel senso di inquietudine e smarrimento che gradualmente si trasforma in nuova consapevolezza spirituale da sempre dentro di lei ma fino a quel momento così sopita.

Benny, la bambina, sembra quasi essere una messaggera di Dio la cui missione è illuminare la strada di Irene e scoprire il "Cuore Sacro" che batte in lei.

La pragmaticità di Padre Carras, che pur senza scoraggiare l'opera della donna cerca di dissuaderla dall'agire sola contro tutto e tutti prediligendo invece il riconoscimento della Chiesa nello svolgere le sue attività benefiche, sembra essere invece il collegamento tra lo stato di trance in cui quasi versa Irene e il mondo reale.

sabato 5 dicembre 2015

Mission: Impossible (1996) di Brian De Palma con Tom Cruise, Emmanuelle Beart, Jon Voight, Kristin Scott Thomas, Vanessa Redgave, Jean Reno, Ving Rhames.

Il logo del film.
La prima missione impossibile fatta film a seguito dell'omonima serie televisiva, con alla regia Brian De Palma e un cast di primo livello con stelle e caratteristi affermati.

La prima missione impossibile di Ethan Hunt, membro di una sezione della CIA specializzata proprio in queste missioni. Quando il team di Ethan in missione a Praga viene eliminato in tutti i suoi componenti, tutti i sospetti cadono proprio su Ethan unico sopravvissuto. L'agente segreto dovrà impegnarsi con tutte le sue capacità per sfuggire ai killer del governo, penetrare nei segretissimi archivi della CIA e persino aggrapparsi al tetto di un treno lanciato ad alta velocità per lasciarsi alle spalle i suoi inseguitori ed arrivare alla verità.

Una istantanea della "scena madre".
Il maestro Brian De Palma firma il primo episodio della saga.
Senza eccedere nella spettacolarizzazione, senza abbandonare i concetti a lui cari sia pur inevitabilmente accettando di concedersi al botteghino per una produzione come questa, De Palma realizza una pellicola che pur non essendo il top rispetto ad altre sue regie riesce ad essere convincente. Più nella forza recitativa del cast che non nella sceneggiatura.

E firmando di fatto il film con una "scena madre", facente parte di intarsi di ammirevole bravura attraverso i quali in passato il regista statunitense costruì la sua reputazione (si pensi in questo senso alla sequenza de Gli Intoccabili alla stazione).

La scena madre di Mission: Impossible è incentrata sull'agente Hunt che si introduce negli archivi segreti della CIA, calandosi dall'alto nella stanza dell'elaboratore centrale sospeso con dei cavi.
Con le riprese dall'alto in basso che lo fanno apparire come un inesorabile ragno che avanza lentamente verso la sua preda con la tela materializzata dal pavimento come sfondo, e dove sono silenzio assoluto, tempo rallentato e sottile tensione ad avere il sopravvento su tutto.

martedì 1 dicembre 2015

The Departed - Il bene e il male (2006) - di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Alec Baldwin, Martin Sheen, Vera Farmiga.

Un poster con la locandina del film
Martin Scorsese si misura con quell'universo criminale su cui il regista statunitense di origini italiane e cresciuto nella Little Italy di New York seppe costruire le sue fortune. in questa sua opera dove ancora una volta si avvale della performance di Leonardo Di Caprio, con cui ha costruito un sodalizio artistico e professionale.

Il film è un personalizzato remake sulla malavita irlandese di Boston, personificata dal boss Frank Costello (Jack Nicholson). Billy Costigan (Leonardo Di Caprio) è la talpa perfetta: recluta della polizia cresciuta nel crimine, sarà scelto per essere infiltrato nella gang di Costello con l'obiettivo di incastrarlo.

Ma nulla potrà andare secondo gli schemi....perché anche Costello ha la sua talpa insospettabile nella polizia....ma soprattutto perchè i personaggi, che abbiano il volto estemporaneo della legge o della criminalità, sono due facce della stessa medaglia che dicono, pensano ed agiscono con i medesimi meccanismi mentali. Chi è il vero colpevole in questa situazione? L'FBI....i gangster....tutto si mescola a tal punto da non poter essere più separato. Tradimento, doppio gioco, paranoia....il gioco sembra essere quello di tenere tutti contro tutti per uscirne come unico vincitore. Niente è come sembra...il tutto dipinto da Scorsese in un terreno a lui così congeniale dove riesce a raccontare storie di vita violenta dei bassifondi dove prevalgono la fisicità dei personaggi e le loro pulsioni autodistruttive, l'ironia dai risvolti inquietanti. Il male, la morte e il senso di colpa che pervadono la società vengono trascinati nell'America contemporanea con tutte le sue contraddizioni.

4 premi Oscar, un grande budget e un successo mondiale.

sabato 8 agosto 2015

I Guerrieri della Notte (1979) - di Walter Hill con Michael Beck, James Remar, David Patrick Kelly, Deborah Van Valkenburgh, Roger Hill, Debra Winger.

La metropolitana a Coney Island, zona dei "Guerrieri".
Una battaglia di gigantesche proporzioni sta per esplodere a New York.

Cyrus, capo carismatico dei Riffs prima gang della città, convoca un raduno con 9 rappresentanti per ogni gang esortandoli ad una tregua dalle quotidiane battaglie per la difesa dei territori.

Il suo piano è unire tutte le bande in un unico esercito composto da 60.000 soldati pronti a conquistare la città forti della superiorità numerica sulle forze di Polizia.

Ma ecco il colpo di scena: un membro violento e mentalmente disturbato partecipante al raduno, spara ferendo a morte Cyrus.

E' il caos: il raduno smobilita per la confusione che ne consegue, la Polizia interviene e dell'assassinio vengono ingiustamente accusati i Guerrieri, una band di variegati combattenti indossanti un giubbotto di pelle.

Da questo momento, i guerrieri verranno braccati da tutte le band della città e dalla Polizia, costretti a lottare per la sopravvivenza senza avere un attimo di tregua, lontani dal loro quartiere e in un ambiente totalmente ostile e pieno di animosità nei loro confronti.

Un film che diventò subito cult, una vicenda parossistica e notturna nella sub-cultura della guerra tra gang nella giungla urbana, un avventura contemporanea che fonde i classici western nero metropolitano e avventura, in una sintesi omerica sorretta da una coreografia rock plastica e violenta.

Il senso del surreale che si fonde con il realismo è eccezionale. I personaggi dei "Warriors" sono caratterizzati non nei dettagli delle loro vite ma, con ben maggiore rilevanza, nel come le loro personalità affrontano la situazione in cui si vengono a trovare.

Memorabili alcune scene di lotta, su tutte quella con i Punks nei bagni della metropolitana.

Tra le curiosità, è possibile vedere per una breve scena una giovanissima Debra Winger.

sabato 25 luglio 2015

Collateral (2004) - di Michael Mann con Tom Cruise, Jamie Foxx, Jada Pinkett Smith, Mark Ruffalo.

Logo del film.
Il regista Michael Mann.
Il visionario e barocco Michael Mann, maestro nel miscelare azione e atmosfera, straordinario nel raccontare il lato oscuro della personalità umana, si misura ancora una volta con un film nella “sua” Los Angeles, la città delle luci e dove la realtà si mescola con la fantasia come un cocktail dove alla fine è difficile distinguere i sapori.
 
E dove i sogni possono diventare realtà. O incubo, come quando una vita anonima che scorre senza particolari emozioni può trovarsi all’improvviso catapultata in un vortice di violenza.
 
E’ quello che succede a Max, tassista nella città degli Angeli, inguaribile sognatore ma senza risultati e impacciato quando si tratta di prendere una decisione o un’iniziativa.
 
Dopo una corsa dove conosce una affascinante procuratrice distrettuale che alla fine decide di donarle il suo numero di telefono, sul suo taxi sale Vincent. Un misterioso uomo dai modi affabili e decisi, che chiede di avere i servigi del tassista in esclusiva per una serie di appuntamenti nella città distribuiti nella notte.
Ma sono appuntamenti con la morte.
Cinque fermate, cinque omicidi e l'uscita di scena.
 
Sarà una notte che cambierà la loro vita per sempre.
 
 
"Collateral" è la storia dell’incontro fatale tra un anonimo tassista e un killer di professione.
Il taxi diventa il loro confessionale, il luogo dove le loro personalità si incontrano e dove raccontano se stessi.
 
Le tappe che compie il taxi sono l’incubo crescente per Max, dei lavori da eseguire con impeccabile freddezza e professionalità per Vincent. La banalità del male.
 
Sullo sfondo la città con le luci, gli effetti cromatici, i riflessi.
Tutto rigorosamente noir, come il film.
La downtown vista dall’alto, le zone industriali di periferia, le palme che disegnano i finestrini del taxi. Le creature della notte simbolo della natura che passa di lì per caso e incurante dei travagli interiori dell'uomo.

Una umanità disparata: dallo zelante ma umano detective Fanning agli agenti FBI alla caccia della spettacolarizzazione. Dalla mamma apprensiva dello sfortunato tassista ai loschi figuri che si illudono di un colpo facile nei vicoli della downtown.

Tutti trovano una loro naturale collocazione nella notte, in questa notte dove attraversare la strada quando il destino passa può essere fatale.
 

lunedì 6 luglio 2015

I Fiumi di Porpora (2000) - di Mathieu Kassovitz con Jean Reno, Vincent Cassel, Nadia Fares, Dominique Sanda.

"Noi siamo i padroni, noi siamo gli schiavi...siamo dovunque e in nessun luogo...siamo gli architetti dei Fiumi di Porpora"
(slogan del film)

Nelle alpi francesi, in una piccola cittadina di nome Guernon, viene rinvenuto sulla parete di un monte il cadavere di un uomo.
E' stato mutilato e torturato scientificamente, e tenuto in vita per ore con agghiacciante intenzionalità.

In parallelo, nel paese limitrofo di Sarzac viene profanata la tomba di una bambina morta dieci anni prima in un incidente stradale.

Il primo caso vede arrivare sul posto il poliziotto Pierre Niemans (Jean Reno), mentre sul secondo caso indaga il più giovane poliziotto Max Kerkerian (Vincent Cassel).


Jean Reno.
Vincent Cassel.
Ben presto le due inchieste finiscono su una strada comune che verrà percorsa da entrambi gli ispettori. La verità si scoprirà inconfessabile.....la chiave del mistero sembra essere tra i ghiacci delle Alpi.

Il film contiene molti temi di attualità in svariati tempi della storia. Clonazione ed eugenetica si mescolano con neo-nazismo e skinheads, ma nulla viene veramente approfondito. C'è una critica sociale altrettanto vagamente indirizzata, tutto questo resta solamente uno sfondo.

Se si prendono anche le figure dei due poliziotti protagonisti della storia, permane altrettanta vaghezza nella loro caratterizzazione: quando il film termina si sa di loro due e della loro personalità davvero poco di più di quanto si sapeva all'inizio. Convenzionalmente si potrebbe dire che Jean Reno è quello più esperto, meno impulsivo e più riflessivo, Vincent Cassel l'esatto contrario di tutto questo.

A noi sembra che Kassovitz si ispiri, con un risultato naturalmente non all'altezza delle intenzioni, in particolare al Seven di David Fincher, con i due poliziotti Morgan Freeman e Brad Pitt a caccia del serial killer ispirato dai sette peccati capitali.
Sono molti i punti di contatto (i due poliziotti diametralmente opposti che si trovano a lavorare insieme, il contrasto tra sacro e profano, l'efferatezza dei delitti, le atmosfere oscure, l'ambiente ostile e la diffidenza in cui i poliziotti devono muoversi, l'aguzzino che risparmia i poliziotti che lo braccano quando si trova faccia a faccia con loro, il male che resta invisibile fino alla fine) ma francamente la differenza nel risultato è notevole.

I Fiumi di Porpora non è ne brutto ne noioso, intendiamoci. Ma fallisce quando ha l'ambizione di diventare un classico del genere, soprattutto perché debolissimo nel descrivere umanamente i due protagonisti e nel fare identificare il pubblico con loro nel bene e nel male, riconoscendo nelle loro contraddizioni le proprie contraddizioni. Così come con i personaggi di Freeman e Pitt in Seven.