sabato 2 gennaio 2016

Cuore Sacro (2005) - di Terzan Ozpetek con Barbara Bobulova, Andrea Di Stefano, Lisa Gastoni, Massimo Poggio, Erica Blanc, Camille Dugay Comencini.

Un ritratto rappresentante il Cuore Sacro di Gesù.
Il regista turco Ferzan Ozpetek, da sempre interessato all'essenza più intima e profonda dell'animo umano e alle sue inconfessabili fragilità, racconta questo "Cuore Sacro" racchiuso nel profondo di tutti noi che abbiamo la capacità di rievocarlo.

Una manager di successo, Irene Ravelli, eredita il patrimonio di famiglia consistente in un antico palazzo che vuole utilizzare, con l'aiuto della zia confidente e socia in affari, a scopi speculativi imprenditoriali.

L'incontro di Irene con una bambina imprevedibile, misteriosa e dai metodi spicci, cambierà la vita della giovane donna. Facendole conoscere un mondo nuovo: quello dei senzatetto, dei diseredati, dei "nuovi poveri". Contro il volere della zia, Irene trasformerà l'antico palazzo di famiglia in una mensa dei poveri e intraprenderà un viaggio in se stessa che attraverso la scoperta dell'altruismo e la spoliazione delle ricchezze materiali la porterà ai confini della follia.

Il tema trattato, ovvero il rapporto tra la ricchezza borghese e la povertà popolare, è già stato ampiamente utilizzato in tante produzioni cinematografiche con diverse sfaccettature sia in chiave ironica e quasi farsesca che in chiave più impegnata. Ma certamente non con questa introspettività, non con questo aspetto così "spirituale" che trasuda quasi in ogni inquadratura, nelle scritte, nei misteriosi simboli e nelle immagini religiose presenti sulle pareti delle stanze dell'antico palazzo.

La protagonista Barbara Bobulova riempie anch'essa ogni inquadratura con quel senso di inquietudine e smarrimento che gradualmente si trasforma in nuova consapevolezza spirituale da sempre dentro di lei ma fino a quel momento così sopita.

Benny, la bambina, sembra quasi essere una messaggera di Dio la cui missione è illuminare la strada di Irene e scoprire il "Cuore Sacro" che batte in lei.

La pragmaticità di Padre Carras, che pur senza scoraggiare l'opera della donna cerca di dissuaderla dall'agire sola contro tutto e tutti prediligendo invece il riconoscimento della Chiesa nello svolgere le sue attività benefiche, sembra essere invece il collegamento tra lo stato di trance in cui quasi versa Irene e il mondo reale.