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JFK sulla limousine presidenziale. |
Il racconto è elaborato dal punto di vista di Jim Garrison, al tempo procuratore distrettuale di New Orleans e che riuscì, caso unico e quindi fatto storico, a portare in tribunale il "caso Kennedy" evidenziando la teoria del complotto interno.
22 Novembre 1963: l'omicidio di Kennedy a Dallas sconvolge l'America e il mondo. Garrison viene a sapere che Lee Harvey Oswald, incriminato per l'omicidio del presidente, aveva frequentato per diversi periodi proprio la città di New Orleans e svolge delle indagini preliminari per verificare le amicizie di Oswald. Una di queste sembra David Ferrie, un eccentrico e ambiguo pilota di aerei privati che non convince il procuratore con la sua deposizione. Ma pochi giorni dopo anche Oswald viene assassinato da Jack Ruby, altro singolare personaggio legato ad ambienti loschi a Dallas, e le indagini fatalmente si interrompono.
Circa tre anni dopo Jim Garrison ha una conversazione in aereo con un senatore che gli evidenzia le contraddizioni e la superficialità della Commissione Warren (che emise rapporto ufficiale sull'inchiesta stabilendo che Lee Harvey Oswald fu l'unico attentatore). Garrison a questo punto decide di leggere tutti i volumi redatti dalla Commissione, non mancando di rilevare delle inimmaginabili superficialità e lacune.
Coinvolgendo tutto il suo staff, Garrison decide di interrogare diversi personaggi vicini a Oswald e Ferrie. Un indizio dopo l'altro convincerà il procuratore, che finisce con il trascurare la propria famiglia completamente immerso nel caso, quanto sia impossibile che Oswald abbia agito da solo ma che invece esistano chiaramente delle connivenze con le Istituzioni, lo Stato Maggiore delle Forze Armate, la mafia, la CIA e l'FBI.
Sul procuratore cominciano a piovere avvertimenti e minacce: anche alcuni membri del suo staff ritenuti più malleabili subiscono delle pressioni per abbandonare le indagini. Ma Garrison è ostinato e deciso a scoprire la verità: riceve una ulteriore e decisiva spinta a seguito di un drammatico colloquio con "X", l'ex capo dimissionario delle operazioni in nero ("Black Ops"):
X: "[...] tutto quello che sto per dirle è classificato Top Secret. Io ero un soldato, signor Garrison. 2 guerre. Ero uno di quei personaggi del Pentagono che forniscono materiale militare, aeroplani, munizioni, fucili...per tutto ciò che viene chiamato operazioni in nero o "Black Ops: attentati, colpi di stato, elezioni truccate, propaganda, guerra psicologica e così via. [...] mi chiesi perché avessero mandato me, il capo delle operazioni speciali, a fare un lavoro laggiù al Polo che chiunque altro avrebbe potuto fare. Mi chiesi se non fosse perché, se fossi rimasto a Washington, uno dei miei compiti sarebbe stato organizzare i servizi segreti in Texas e decisi di controllare. E infatti scoprii che qualcuno aveva detto al 112° Gruppo di Spionaggio Militare a Fort Sam Houston di smobilitare quel giorno (22 Novembre 1963, ndr) malgrado le proteste del Colonnello Reich, comandante del reparto. La procedura standard prevede, soprattutto in una città ostile come Dallas, il rinforzo del Servizio Segreto. Noi non avremmo permesso la rimozione della cappotta della limousine, e avremmo sucuramente dislocato almeno 100-200 agenti sul marciapiede. Solo un mese prima, a Dallas, avevano sputato all'ambasciatore all'ONU A.Stevenson. C'erano già stati attentati contro De Gaulle in Francia. Noi saremmo arrivati a Dallas in anticipo, avremmo studiato il percorso, ispezionato gli edifici. Non ci sarebbero state tante finestre spalancate su Dealey Plaza, mai! Avremmo appostato i nostri cecchini in tutta la zona, ogni finestra aperta sarebbe stata segnalata. Avremmo controllato la folla: niente pacchi o giornali arrotolati e soprabiti sul braccio. Non avremmo permesso a nessuno di aprire un ombrello, né alla limousine di rallentare fino a 16 Km/h né tantomeno di prendere quella curva tra Houston e Elm Street. Si sarebbe sentita la presenza dell'esercito per le strade quel giorno. Ma è andata diversamente: vennero violate le più fondamentali regole precauzionali che abbiamo e questa è la migliore indicazione che ci fu un massiccio complotto a Dallas. [...].
X, inoltre, evidenziò a Garrison di come l'industria bellica americana poteva proliferare solo con la guerra, e lo stato maggiore delle Forze Armate era già consapevole che Kennedy volesse interrompere la guerra in Vietnam e organizzare il rientro delle truppe.
Da questo momento la battaglia di Garrison entrò nel vivo: venne incriminato Clay Show, uomo d'affari di New Orleans sospettato di essere coinvolto nella macchina organizzativa dell'attentato.
Un film appassionante e con un ritmo incalzante e coinvolgente. La Storia scritta nuovamente, forse non meno amara dell'originale ma non più contenuta nelle fredde parole di un rapporto: consegnata invece al popolo, perché sappia tenere sempre alta l'attenzione verso lo strapotere dei governi.